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La leggenda di Aci e Galatea
3 January 2019

La leggenda di Aci e Galatea

Sicilia tra miti e leggende: la storia di Aci nel territorio Etneo.

Anticamente dominata dai Greci, la Sicilia possiede una tradizione ricca di vecchi miti e leggende, che cominciarono a diffondersi sul territorio fin dai tempi più antichi. Avendo origini greche, molti di questi miti vedono come protagonisti gli dèi dell’Olimpo, ma anche giovani e pudiche fanciulle, ciclopi e coraggiosi guerrieri, in uno scenario tutto Etneo.

Una delle storie più antiche che cominciò a diffondersi in Sicilia anticamente, è la leggenda di Aci e Galatea, narrata poi da Ovidio nelle Metamorfosi, nel libro XIIII.

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Francesco Furini, Aci e Galatea (dettaglio), olio su tela, 1631/ 1632

I siciliani lo sapranno sicuramente, ma per chi ancora non lo sapesse, nei dintorni di Catania esistono ben 9 cittadine il cui nome deriva proprio dalla leggenda di Aci e Galatea. Alcune tra esse, come Aci Castello, Aci Trezza e Acireale, sono molto conosciute anche dal punto di vista turistico: Aci Castello e Aci Trezza per i loro meravigliosi paesaggi marittimi e Acireale per il suo Carnevale, uno dei più conosciuti in Sicilia.

Ma scopriamo perché Aci, giovane pastorello protagonista di questa antica leggenda, ha dato il nome a queste 9 cittadine e cosa lo lega al territorio Etneo.

Aci e Galatea: la leggenda

Si narra che Aci fosse un giovane pastorello, figlio di Fauno e della ninfa Simetide, innamorato di una bellissima ninfa di nome Galatea. I giovani trascorrevano indimenticabili momenti in riva al mare: Aci, pascolava le sue pecore proprio vicino al mare, dimora di Galatea, una delle cinquanta ninfee Nereidi, figlie delle divinità marine Doride e Nereo.

Sfortunatamente, anche Polifemo, uno dei Ciclopi che abitava sul Vulcano, si invaghì della giovane ninfa Galatea e per averla avrebbe fatto di tutto. La bellissima ninfa continuava a rifiutare ogni tentativo da parte di Polifemo, così il ciclope per vendicarsi di ogni suo rifiuto, decise di uccidere il povero Aci. Un giorno, mentre Aci e Galatea si trovavano come di consueto in riva al mare, Polifemo scagliò addosso ad Aci un pesante macigno di pietra lavica. Dopo momenti di agonia, Aci morì lasciando Galatea nello sconforto, che pianse infinite lacrime per la perdita del suo amato. Gli dei dell’Olimpo e le ninfe ebbero pietà dei due giovani e trasformarono il sangue di Aci in un fiume, chiamato originariamente Akis, che ha la sua sorgente sull’Etna e confluisce proprio nella spiaggia in cui i due innamorati erano soliti incontrarsi. La caratteristica particolare di questo fiume è che in alcune zone si presenta con un colore rossastro, tanto che nella zona di Capomulini (un altro borgo turistico), un piccolo tratto viene chiamato U sangu di Jaci (il sangue di Aci).

Il fiume Akis, poi chiamato Aci o Jaci, ha dato dunque il nome alle 9 frazioni nel catanese: oltre alle già citate Aci Castello, Aci Trezza e Acireale, esistono anche Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Aci San Filippo, Aci Santa Lucia e Aci Platani.

Tra questi, ciò che vale la pena visitare sicuramente sono Aci Castello e Aci Trezza, due piccoli borghi di pescatori. Aci Castello si contraddistingue per il suo castello normanno costruito su un promontorio che si affaccia sul mare; Aci Trezza è famosa per essere lo scenario de I Malavoglia di Giovanni Verga e per i suoi Faraglioni, di origine lavica, che costituiscono un arcipelago di piccoli isolotti. In entrambi i borghi pescherecci, la vista sul mare è favolosa.

Aci Castello
Vista panoramica da Aci Castello

Questa appena descritta è solo una tra le tante leggende greche ambientate nel territorio Siciliano. Tantissime altre leggende hanno ispirato autori e poeti fin dai tempi più antichi, che hanno ambientato le proprie storie nei mozzafiato territori Etnei.

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